Mortalità zero grazie alla diagnostica per immagini? Forse. La Fondazione Veronesi rilancia il ruolo fondamentale dell’ecografia, accanto alla mammografia e tomosintesi
È stato presentato pochi giorni fa, e partirà a breve, P.i.n.k. (Prevention Imaging Network Knowledge), il nuovo studio condotto dall’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche con il supporto della Fondazione Umberto Veronesi e dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO).
Uno studio ribadisce la centralità dell’ecografia e degli altri strumenti di imaging (mammografia e tomosintesi), individuando una serie di strumenti operativi finalizzati ad individuare il metodo diagnostico migliore (o la combinazione di più esami), in base al profilo personale di ogni donna e al suo pattern di rischio, per la diagnosi precoce del cancro al seno.
Oncologia e medicina personalizzata vanno quindi a braccetto per un obiettivo ambizioso, da sempre rincorso da chi ha fatto della lotta al cancro un principio di vita, primo tra tutti Umberto Veronesi: ridurre le morti dovute al carcinoma del seno (prima causa di morte di natura oncologica per le donne italiane), fino a raggiungere la quota del 100% di donne che superano la malattia.
L’importanza dell’imaging nella diagnosi precoce era già stata evidenziata da uno studio condotto nel 2009 dall’Istituto Europeo di Oncologia, che aveva dimostrato che le donne alle quali era stato diagnosticato un carcinoma attraverso esami strumentali (in assenza di sintomi particolari e prima che il tumore raggiungesse dimensioni tali da essere percepito al tatto), raggiungevano un tasso di sopravvivenza maggiore rispetto alla media.
Su queste basi poggiava il progetto “mortalità zero” di Umberto Veronesi, e su queste basi poggia Studio P.i.n.k., che coinvolgerà 50mila donne ultraquarantenni in tutta Italia per creare una sorta di database che aiuti a personalizzare sempre più la diagnosi e il trattamento delle malattie oncologiche, primo tra tutti il carcinoma mammario.
Qui l’elenco dei centri diagnostici aderenti allo Studio P.i.n.k.
(a cura di Mario Maffei – Comunicazione Sanitaria)